Ocse ricusa Italia caldeggiando Legge Fornero 2011 Uil contro

Da Pensioninovità rileviamo un interessante articolo che portiamo a conoscenza dei nostri lettori, scritto da Sergio Beneventi, in data odierna, con lucida analisi, opinabile o non, che rispecchia ciò che l’Ocse delinea per quanto riguarda la riforma previdenziale italiana, sempre all’attenzione a livello europeo, con dati alla mano, viene esposto con chiarezza e in dettaglio ciò che l’organizzazione parigina pensa: ricusa l’Italia caldeggiando la Legge previdenziale Fornero 2011!

OCSE BOCCIA ITALIA CALDEGGIA LEGGE FORNERO 2011 UIL CONTRO
CARMELO BARBAGALLO

Articolo apparso in data odierna scritto da Sergio Beneventi su Pensioninovità:

”Mentre l’Italia discute di riforma delle pensioni, l’Ocse ritiene che il nostro sistema pensionistico stia migliorando la propria stabilità finanziaria, grazie però al fatto che è stata aumentata l’età pensionabile. L’organizzazione di Parigi segnala quindi che le spese pensionistiche in Italia rappresentano il 16% del Pil, mentre in Francia si passa al 13% e in Germania all’11%. Tra i paesi Ocse solo la Grecia ha un dato superiore al nostro.

Secondo gli economisti, infatti, “l’Italia sta migliorando la sostenibilità finanziaria del suo sistema pensionistico, grazie a riforme strutturali di lungo periodo, con la transizione verso un sistema a contributi definiti e l’aumento dell’età pensionabile”. Che plaude dunque alle Riforme che hanno inasprito duramente i requisiti per il pensionamento a partire dal 2012

La popolazione italiana sta in effetti invecchiando rapidamente. Nel 2015 vi erano 38 anziani (65 anni di età o oltre) per 100 persone di età compresa fra i 20 e i 64 anni. E’ un livello due volte più elevato che nel 1970 (19%), ma solo la metà di quello stimato per il 2060 (74%). La Penisola, ha anche la quarta piu’ alta aspettativa di vita fra paesi Ocse dopo Giappone, Spagna e Svizzera, pari a 83.2 anni, 2,6 anni piu’ alta della media Ocse. Come dire: siccome vivete troppo, allora è inevitabile che lavorate sino a 67 anni suonati.

L’Italia ha anche la quota più bassa di giovani tra i 15 e i 29 anni, pari al 15%, contro la media Ocse del 19%. Peccato che uno degli effetti dell’irrigidimento dell’età pensionabile, abbinato alla perdurante crisi economica, è proprio l’aumento dei neet (acronimo inglese che significa giovani nè in cerca di occupazione nè impiegati in attività di studio), fenomeno che cui la stessa Ocse dedica un ampio capitolo di approfondimento del rapporto appena pubblicato:

In Italia, infatti, la proporzione di giovani non occupati e non in istruzione o formazione (i cosiddetti Neet) è aumentata considerevolmente durante la crisi. Nell’intreccio tra andamento economico, contesto e sviluppi sociali, in Italia tra il 1990 e il 2014 e’ crollato anche il tasso dei matrimoni sceso al 3,2% (uno dei piu’ bassi dell’Ocse) dal 5,6% per 1.000 contro il 4,6% e 6,5% Ocse rispettivamente. Se infatti il tasso di neet (sul totale della popolazione giovanile) nel 2007 era del 19,5% l’anno scorso questa percentuale è salita al 26,9 per cento. Fra il 2007 e il 2014 ha continuato ad aumentare, raggiungendo il 27%, il secondo più alto nell’Ocse dopo la Turchia. Il dato italiano è il terzo peggiore dopo Grecia (2%) e Turchia (3,4%). Il tasso di Neet ha registrato una modesta riduzione nel 2015 (corrispondente a quasi 2,5 milioni di Neet), ma resta significativamente sopra i livelli pre-crisi, quasi il doppio della media Ocse (15%).

Insomma i dati sono allarmanti. Ma sono gli effetti di politiche previdenziali non sempre molto oculate, che hanno concesso troppo in passato, ed ora sono diventate troppo rigide non agevolando l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani.

Per quanto riguarda, invece, il tasso di fertilità, l’Ocse non sembra prospettare un’inversione di tendenza, con appena 1,4 bambini per donna, contro l’1,7 dell’area Ocse. Decisamente più confortante il basso livello di suicidi, 6 ogni 100.000 persone, la metà rispetto alla media Ocse.

Come giudicare questi dati? Partiamo dall’ultimo: in Italia si vivrà pure male, però c’è chi sta peggio, almeno a leggere i dati sui suicidi. Per quanto riguarda, invece, la previdenza, con pensionamenti sempre più ritardati, oltre che gli assegni ridotti, nemmeno di poco, c’è poco da essere felici: sembra che il grado di sopravvivenza maggiore rispetto agli altri Paesi, sia quasi una “colpa” da espiare. E non un punto a favore da valorizzare.

Contro il rapporto si scaglia la Uil che avverte: “L’Ocse continua a dare una rappresentazione “completamente errata” della spesa pensionistica, che si attesterebbe al 16% del Pil. Lo dichiara il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. “In questa percentuale però sono ricomprese tutta la spesa assistenziale (53 miliardi), il Tfr, che è salario differito, e numerose altre voci che non hanno niente a che vedere con la previdenza – prosegue – la spesa pura per pensioni, in Italia è del 10,15%. Quindi, sotto la media europea, dato che ha trovato conferma da parte di importanti centri studi del nostro Paese. E’ ora che il Governo smetta di farsi del male e presenti all’Ocse e all’Europa i conti separando contabilmente la spesa previdenziale da quella assistenziale. A questo proposito – conclude – l’impegno di avviare questa separazione, assunto nel verbale d’intesa tra Governo e sindacati, è importante e deve essere realizzato in tempi rapidi per evitare che a livello internazionale si continui nell’opera di mistificazione dei conti previdenziali italiani”.

Concordiamo con il giudizio severo espresso dal leader sindacale, e speriamo che l’impegno preso dal governo con i sindacati, suggellato dalla la firma dell’accordo in tema di pensioni, sia rispettato anche su questo punto e si imponga infine al bocconiano presidente Inps di eseguire le direttive del governo e del parlamento e di non escogitare sempre nuove iniziative, anche di carattere politico, per svicolare da quei compiti burocratico-amministrativi che sembra gli siano particolarmente indigesti.

Sergio Beneventi”

Fonte: Pensioninovita

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